Immanuel Kant

Immanuel Kant

Immanuel Kant è stato un filosofo tedesco, nato il 22 aprile 1724 a Königsberg, in Prussia (oggi Kaliningrad, in Russia), e morto il 12 febbraio 1804, sempre in Prussia. È considerato uno dei più influenti pensatori nella storia della filosofia.

Opere Principali

  • Critica della Ragion Pura (1781): esplora i limiti e le possibilità della conoscenza umana. Kant introduce la nozione di "rivoluzione copernicana", sostenendo che la nostra conoscenza è strutturata dalle forme e categorie della mente.
  • Critica della Ragion Pratica (1788): sviluppa la sua filosofia morale, introducendo il concetto di imperativo categorico, una legge morale universale e incondizionata.
  • Critica del Giudizio (1790): Esamina il giudizio estetico e teleologico, esplorando la bellezza, il sublime e l'organizzazione naturale.
Ho accennato prima la cosiddetta "rivoluzione copernicana". Infatti, Kant sostiene che non sono gli oggetti a conformarsi alla nostra conoscenza, ma è la nostra conoscenza che si conforma agli oggetti attraverso le strutture a priori della mente.

Il concetto di trascendentale
Il concetto di "trascendentale" è centrale nella filosofia di Immanuel Kant. Il termine si riferisce a quelle condizioni a priori (cioè, indipendenti dall'esperienza) che rendono possibile la conoscenza. In altre parole, riguarda le strutture e le modalità mediante le quali l'intelletto umano organizza e comprende l'esperienza sensibile.

Critica della Ragion Pura

Nella "Critica della Ragion Pura", Kant esplora il concetto di trascendentale. L'opera è divisa in tre diverse parti che analizzano la conoscenza umana.

  • Estetica Trascendentale: Analizza le forme pure dell'intuizione sensibile (spazio e tempo).
  • Analitica Trascendentale: Esamina le categorie dell'intelletto e come esse strutturano l'esperienza.
  • Dialettica Trascendentale: Esamina gli errori e le illusioni che sorgono quando la ragione tenta di oltrepassare i limiti dell'esperienza possibile, ossia quando si tenta di conoscere la realtà di se, piuttosto di come appare la realtà.

concetti chiave dell'estetica trascendentale kantiana:
  • Sensibilità: È la facoltà tramite la quale riceviamo intuizioni attraverso l'interazione con gli oggetti esterni. La sensibilità è la capacità di essere affetti dagli oggetti.
  • Spazio: È la forma a priori della sensibilità esterna. Ciò significa che la percezione dello spazio non deriva dall'esperienza, ma è una condizione necessaria per poter avere qualsiasi esperienza esterna. Tutti gli oggetti esterni sono percepiti nello spazio.
  • Tempo: È la forma a priori della sensibilità interna. Il tempo è una condizione necessaria per l'esperienza, ma si riferisce alla percezione delle successioni e della sincronia degli eventi, sia interni che esterni.

concetti chiave dell'analitica trascendentale:
al fine di ottenere a conoscenza autentica dobbiamo spingerci oltre, per trovare una facoltà superiore rispetto allo spazio e al tempo: il pensiero, il quale si articola a sua volta in intelletto e ragione. Grazie all'attività sintetica dell'intelletto, gli oggetti da noi intuiti vengono unificati sotto "rappresentazioni comuni": i concetti. In questo modo arriviamo a una conoscenza universale e necessaria, che supera quella disordinata e imprecisa della nostra sensazione.

In realtà, è soltanto per comodità espositiva che il filosofo distingue i due livelli della conoscenza.: senza intelletto vi è solo un fascio disordinato senza sensazioni incoerenti e indeterminate, mentre senza la sensibilità il pensiero non ha dati da unificare e risulta "vuoto".

L'attività del pensiero è un'attività unificatrice dell'esperienza: essa ha il compito di giudicare, cioè collegare un contratto a un soggetto.

Kant distingue due tipi di concetti: quelli empirici, che derivano dall'esperienza, e quelli puri, cioè i contenuti a priori dell'intelletto. Su quest'ultimi il filosofo concentra la sua attenzione. Poiché i concetti puri costituiscono i modi universali del pensare, Kant li definisce anche “categorie”. 


Distinzione tra fenomeno e noùmeno

In Kant, bisogna fare un'importante distinzione tra i termini fenomeno e noùmeno. 

  • fenomeno: è l'oggetto della conoscenza, ciò che appare; 
  • noùmeno: è l'essenza delle cose, la cosa così com'è, non si può avere una conoscenza reale della cosa in sé, in quanto è formato solo dalla forma, nono presuppone la materia.


Dialettica trascendentale

In quest'ultima parte dell'opera Kant si occupa del problema della metafisica e della sua possibilità di ergersi al grado di autentica scienza, al pari della fisica e della matematica.

La ragione umana e portata a concepire un vasto disegno, in base al quale tutti i dati del senso interno vengono unificati sotto l'idea di anima, che viene a configurarsi come la totalità dei dati interiori. Tutti i dati del senso esterno vengono unificati sotto l'idea di mondo, ossia delle totalità dei fenomeni esterni. Tutti i fenomeni invece, sia esterni che interni, vengono unificati sotto l'idea di Dio, ovvero la totalità assoluta. Queste tre idee fondamentali per Kant non sono altro che un'illusione della verità. La ragione, infatti, non può dimostrare né l'immortalità dell'anima, nell'ordine generale del mondo, noi l'esistenza di Dio, perché in tutti questi casi dovrebbe abbandonare il terreno dell'esperienza.


critica dell'idea di anima

Kant critica l'idea dell'anima come sostanza spirituale e immortale. Sostiene che essa e l'unificazione del seno interno quindi l'unità logico-formale del pensiero, l’io penso.

critica dell'idea del cosmo

La cosmologia razionale descrive il mondo come totalità sostanziale e incondizionata. Ma non appena la ragione cerca di ottenere una spiegazione globale, cade in età vilmente nell'errore, perché la totalità del della realtà non può mai essere oggetto di un'esperienza possibile per l'uomo.

critica dell'idea di Dio

Le tante prove dell'esistenza di Dio per Kant non reggono nessuna valutazione critica.


Critica della ragion pratica

L’intento di Kant, è criticare la ragion pratica nella sua dimensione empirica, ovvero quando rimane troppo legata all’esperienza e non prevale la sua parte pura. Quindi, Kant vuole criticare il comportamento dell’uomo quando risulta troppo condizionato dall’istinto e della sensibilità (il contesto, i sentimenti, gli scopi ad esempio) e non segue, invece, la morale.  
Secondo il filosofo, in ogni uomo esiste una legge morale a priori (cioè che non dipende dall’esperienza ma deriva direttamente dalla ragione dell’uomo). Una morale che sia, dunque: 

  • universale, valida per tutti
  • necessaria (sempre valida, in ogni momento della storia e in ogni luogo)
  • incondizionata (cioè che sia sciolta dai condizionamenti dell'istinto e della sensibilità)

Ma una morale di questo tipo su quali principi pratici deve fondarsi? 

Secondo Kant i principi pratici sono di due tipi: 

  • soggettivi, che prendono il nome di "massimi"
  • oggettivi, che prendono il nome di "imperativi", "ipotetici" (quando gli imperativi sono osservati in vista di un fine) e "categorici" (eseguiti per se stessi)


Per Kant, solamente gli imperativi categorici hanno il valore di un ordine, una legge, che risulta valida per tutti e in ogni momento. La legge morale kantiana dovrà, dunque, fondarsi sugli imperativi categorici.

Ma che caratteristiche ha quindi questa legge morale?

La prima caratteristica della legge morale è che va osservata in quanto tale (come un comando, appunto), a prescindere dal contenuto. È, secondo Kant, il dovere per il dovere a doverci guidare, in quanto, altrimenti, la legge morale perderebbe le sue caratteristiche di universalità e incondizionatezza. 

L’imperativo categorico non potrà dunque che ordinarci di agire pensando sempre che gli altri possano fare lo stesso. Un comportamento che dobbiamo poter pensare come universalizzabile.  

morale e la libertà

L’uomo, con la morale, è libero: pone, cioè, da sé la propria legge morale e può svincolarsi da tutti i condizionamenti del mondo fisico. Attraverso la morale  l’uomo scopre la sua libertà, ovvero è solo avvertendo dentro di sé il comando che potrà scoprire la sua possibilità di scelta (se seguirlo o meno). 





Critica del giudizio

I giudizi, per Kant, sono di due tipi:

  1. determinanti: i giudizi scientifici che si formano a partire dalle nostre forme a priori
  2. riflettenti: giudizi sentimentali, che riflettono sulla realtà dei giudizi determinanti, cogliendo le cose in armonia le une con le altre e con noi stessi, secondo un principio di finalità. 

I giudizi riflettenti sono divisi, a loro volta, di due tipi:

  1. giudizi estetici: hanno per oggetto la bellezza
  2. giudizi teleologici: prendono in considerazione l’ordine della natura


Giudizi estetici

Il giudizio estetico è ciò che reputiamo bello e genera in noi un sentimento di piacere. Questo sentimento di piacere ci fa vivere in modo immediato il principio di finalità della natura, ovvero sembra che l’oggetto del nostro piacere sia bello solo per noi, che esista solo per generare in noi un senso di armonia. 

com’è possibile che tutti possiamo trovare bella una determinata cosa? Perché il sentimento del bello è valido per tutti? 

Secondo Kant, in tutti gli uomini esiste un senso comune del gusto: esiste cioè una struttura mentale uguale, che ci permette di sentire che l’oggetto è in accordo con le nostre esigenze, generando in noi un senso di armonia e a volta anche di tranquillità o serenità.

Il filosofo pensa che la bellezza nasce da un'accordo tra il soggetto e l'oggetto. Infatti, l'oggetto bello non esiste a prescindere dall'uomo, ma è proprio quest'ultimo, che, nel rapporto con certi oggetti, prova un senso di armonia e li giudica belli. 

Il sublime

Kant tratta anche il sublime, un sentimento che genera paura e sgomento. Esso provoca una sorta di "piacevole orrore" di fronte a uno spettacolo grandioso e sconvolgente come la natura. Distingue il sublime in due tipi: 

  1. il sublime matematico: es. l'oceano
  2.  il sublime dinamico: es. terremoti
 L’individuo attraverso il sublime, riesce a venire a conoscenza della sua grandezza spirituale, in quanto la visione di tali immagini risveglia in lui l’idea di infinito e lo rende consapevole della sua enorme statura morale.

Il giudizio teologico

I giudizi teologici rispondo alla domanda "che scopo ha?", "qual'è la sua funzione?". L'uomo riconosce in ciò che vede un ordine, uno scopo per cui è stato creato. Ma tale finalità, che noi consideriamo oggettiva, in realtà risponde soltanto ad una esigenza soggettiva dell’uomo di trovare un senso, una spiegazione a ciò che ha intorno.

Il giudizio teleologico è universale. Tutti gli uomini sentono l’esigenza di trovare un fine in ciò che esiste e di ricondurlo, in ultima istanza, al disegno di un Dio creatore.

Il carattere non scientifico della teleologia

Ma, la teleologia, ricorda Kant, nonostante risponda ad un bisogno dell’uomo di trovare una spiegazione alla realtà, essa non ha nessun fondamento scientifico.  


2.3



 

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